LABORATORIO E STRUTTURAZIONE DELL'INSEGNAMENTO

 

1.DEFINIZIONE DI LABORATORIO

 

Naturale sviluppo delle premesse culturali illustrate nelle scelte educative del nostro istituto, sarà una proposta metodologica basata sulla ricerca, sulla problematizzazione, sull'acquisizione di competenze più che di contenuti, in poche parole, sulla formazione dell'alunno. Egli verrà in tal modo stimolato a pervenire ad un apprendimento di tipo significativo, che comporti cioé una ristrutturazione non solo del suo campo cognitivo ma, in senso ampio, anche di quello psicologico ed emozionale.

Poiché tale complesso risultato non si può ottenere se non coinvolgendo il discente nello stesso processo di apprendimento, come attore di una ricerca guidata e animata dall'insegnante (non più detentore e trasmettitore di un sapere sclerotizzato e immutabile),la proposta didattica che si presenta come la soluzione privilegiata è indubbiamente quella del laboratorio.

Il nostro istituto, infatti, ispirandosi fondamentalmente alla "Scuola del lavoro", fa proprie e rielabora le definizioni in un certo qual senso provocatorie che di questo termine dà lICEM, ritenendo che questa sia la strada da percorrere per innovare profondamente i metodi di insegnamento.

Come questo potrà avvenire e in quali direzioni ci si intenderà muovere apparirà chiaramente da quanto verrà illustrato in seguito, pertanto sarà opportuno richiamare le definizioni a cui si è fatto riferimento.

 

1. Un concetto in "costruzione".

Il laboratorio è un concetto, un'idea in via di costruzione e di autodefinizione. E declinabile al plurale (i laboratori), è scomponibile in tanti segmenti (compreso il diritto di chiamare laboratorio un aspetto della professionalità del docente).

2. "Ecologia" del laboratorio.

Il termine laboratorio appartiene alla cultura della complessità, esprime unidea di scuola quale sistema ecologico di relazioni interconnesse. E il luogo, lo spazio mentale in cui gli errori , le ipotesi, le intuizioni sono segnali da rincorrere, da mettere in circolo. E il momento in cui si impara ad apprendere dall'apprendimento, in cui si insegna ad apprendere come apprendere.

3. Laboratorio ed organizzazione.

Il laboratorio è un indicatore dell'intelligenza organizzativa, della cultura dell'organizzazione, della manifestazione delle capacità organizzatrici della professionalità docente e dirigente.

4. Laboratorio - contesto di significati.

Il laboratorio è un contesto mentale, fisico, relazionale di ricerca, esplorazione, attivazione di tracce, segni simboli, bisogni, processi di apprendimento.

5. Laboratori e professionalità.

Il laboratorio è il luogo, il tempo, latteggiamento del docente teso a costruire prodotti che promuovano lidentità, lautonomia, la competenza dellallievo (è un momento spendibile allesterno e allinterno della scuola).

6. Laboratorio e strutturazione dell'insegnamento.

Il laboratorio è un contenitore/ordinatore di tempi, dinamiche, organizzatori (tempo dell'ascolto, tempo del pensare, tempo del fare).

 

7. Lavorare per progetti.

Il laboratorio si sostiene più su atteggiamenti progettuali, che di programmazione per obiettivi (il modello è centrato sul progetto, sui problemi, sui percorsi a rete, più che sulla programmazione lineare).

8. Fisicità del laboratorio.

Il laboratorio è una scelta di materializzazione del sapere astratto, formale. E un momento in cui corpo, mente, parole si materializzano.

9. Laboratorio e scolarizzazione.

Il laboratorio segnala la descolarizzazione della scuola, intesa come rottura dei ruoli, come scuola diversa, alternativa, come altra scuola (seduti, in piedi e a gruppi).

10. Laboratorio e istituzioni.

Il laboratorio è alla ricerca di un posto allinterno della Legge 148/90 (scuola elementare), della Legge 348/77 (scuola media) e dei nuovi ordinamenti della scuola per linfanzia. Il suo rilancio si inserisce nella valorizzazione della professionalità del docente, nell'attivazione di nuove figure, in un più consistente impegno di rinnovamento della didattica, sostenuto dalle Leggi e dall'amministrazione.

 

Già nella definizione n.1 sono presenti le due accezioni fondamentali del termine laboratorio, precisamente quella di spazio attrezzato, aula specializzata che permette lo svolgimento di attività di tipo diverso rispetto a quelle che si svolgono nello spazio-classe e quella di modalità di lavoro, abito mentale del docente e dell'allievo che affrontano la conoscenza con un atteggiamento di ricerca e con volontà di manipolarla, di elaborarla.

Fermo restando quindi che l'utilizzo di uno spazio attrezzato può non essere di per sé significativo in termini laboriatoriali e che la modalità di lavoro che si addice al concetto di laboratorio è quella, appunto, della ricerca, il laboratorio sarà inteso anche come luogo figurato, di ricerca produttiva, ossia di ricerche che abbiano come esito dei prodotti, anche semplici, che saranno destinati a rapporti e scambi sociali (cfr. De Bartolomeis).

Tale prospettiva, che supera agevolmente la tradizionale contrapposizione tra teoria e pratica, tra sapere e saper fare, sottolinea che la ricerca, in questa situazione, avrà uno scopo, uno sbocco costituito dal prodotto il quale sarà frutto di un lavoro di una procedura.

La finalità "concreta" del laboratorio da una parte mirerà a soddisfare il bisogno stesso di concretezza di cui è portatore l'alunno, dall'altra fornirà il mezzo per uno scambio sociale, per una comunicazione all'interno della scuola e con l'esterno.

Quest'idea di laboratorio, caratterizzata dalla complessità, richiede una particolare organizzazione e ha come compagna la creatività.

 

2.IL LABORATORIO COME SITUAZIONE COMPLESSA

 

Il necessario raccordo con il territorio da una parte, l'interazione fra i diversi linguaggi, il nuovo rapporto che si istituirà tra sapere e operare e l'intersecarsi dei soggetti e delle loro competenze dall'altra mettono in evidenza che la situazione di laboratorio fin qui delineata si presenta come vistosamente complessa non solo per la molteplicità delle variabili in essa presenti, ma anche, e soprattutto, a causa delle loro interconnessioni, delle loro relazioni.

 

2.a Scuola e territorio.

Non più vista come struttura chiusa in sé e autoreplicante, la scuola del laboratorio sarà la scuola

 

che si aprirà allesterno, al territorio e che, anzi, diventerà il luogo privilegiato per la realizzazione della auspicata quanto difficilmente praticata continuità orizzontale.

Come illustrato chiaramente nello schema seguente, fulcro del rapporto tra la scuola e lextrascuola sarà l'alunno, in quanto soggetto in cui convivono le due realtà e quindi in grado di costituire un tramite tra le esigenze e le problematiche del nostro territorio, di cui egli è portatore e le proposte educative dellistituto.

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La scuola che interagirà con l'esterno sarà la scuola infatti che prenderà in esame, farà sue le tematiche e le problematiche che agitano il nostro contesto sociale, economico e culturale, che le analizzerà, che diventerà strumento interpretativo del reale, ma che non si appiattirà su di esso perché sarà in grado di fornire nuovi valori, stimolare la riflessione su altri temi, allargare gli orizzonti culturali (cfr. quanto detto sulle attività formative).

Il laboratorio aprirà le sue aule ai genitori, agli anziani, agli esperti, a tutti coloro che sono portatori di saperi, esperienze, competenze che integreranno e si confronteranno con quelle dei nostri docenti e dei nostri alunni, rifuggendo ovviamente dallidea che ledificio scolastico sia il solo luogo deputato all'acquisizione del sapere.

Si istituirà, in tal modo, una circolazione di soggetti e"oggetti"che vivificherà e arricchirà, ma nel contempo renderà più complessa la situazione in cui si troverà ad operare l'insegnante poichè essa si presenterà, in un certo qual senso, meno facilmente prevedibile e quindi avrà bisogno di essere affrontata in modo più flessibile.