La vita e le regole dei Talebani


Sapevate che a Kabul, in Afghanistan, e’ proibito parlare ad alta voce, radersi la barba, bere alcool, ridere in pubblico e giocare a scacchi? Tutto questo lo impediscono gli editti del Mullak Omar, il principe dei fedeli talebani. Per loro, il divertimento e’ nemico dell’ Islam. Allora niente TV, cinema, teatro, danza, musica. C’ è un solo spettacolo, promosso dai talebani, negli stadi: non partite di calcio, ma pubbliche esecuzioni. L’ultima a Kandahar: la lapidazione di due donne accusate di adulterio, davanti a una folla di migliaia di persone, bambini compresi.
I talebani sono uomini sulla quarantina, quasi tutti reduci della Jihad, la Guerra Santa contro l’invasore sovietico cacciato nel 1989.
Ogni mattina alle 5.30 si mettono i turbanti neri, bianchi o verdi e vanno in moschea; poi tornano a casa e leggono gli Hadith, cioe’ i detti di Maometto, fino al sorgere del sole. Dopo prendono il te’ e vanno a lavorare, in gran parte al Ministero per la Propagazione della Virtù e per la Lotta contro il Vizio. I più duri si riconoscono dalla lunghezza della barba e dall’ ampiezza dei loro turbanti, i più importanti perché viaggiano in Mercedes. A Kabul nulla è ricostruito: case, strade, palazzi. Si può solo sopravvivere e chinare la testa agli ex guerrieri semianalfabeti che non parlano neppure la lingua persiana. Pessima risulta la condizione femminile, infatti le donne sono costrette a vivere in modo isolato all'interno della propria casa o sotto il sudario del burka (cioe’ l’ ammasso di stoffa che le copre dalla testa ai piedi, sguardo compreso).
Il resto e’ fuorilegge: lavorare, studiare, truccarsi, camminare da sole, parlare a voce alta, indossare calze e scarpe bianche. Le vedove possono mendicare fuori dai bar o vendere il proprio corpo al migliore offerente. Anche la prostituzione e’ vietata, ma sul tema, i poliziotti religiosi non sono troppo severi. Chi comanda e’ Omar, nato da una famiglia di poveri contadini nella provincia di Uruzgan nel 1962, che non ha mai finito gli studi e si e’ invece arruolato nella Jihad come vicecomandante. Ritiratisi i russi, aprì una scuola islamica a Kandahar e raccolse attorno a se’ un gruppo di giovani provenienti dalle scuole coraniche sunnite del Pakistan. Omar, in 5 anni, è andato una sola volta nella capitale Kabul, perché preferisce vivere recluso con le 3 mogli nella sua casa di Kadahar. Omar non ha mai amato - e si vede! - "la città degli infedeli", troppo moderna e cosmopolita.